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Un ventaglio che tiene viva la fiamma, un pasto condiviso tra gente di tutto il mondo. Ad Addis Abeba è nato un ostello unico nel suo genere. Si chiama Mad Vervet Hostel, ed è un vero “fun hostel” all’europea: significa che gli ospiti, giovani e non, di ogni etnia, religione, e razza diversa verranno alloggiati nelle confortevoli stanze comuni per vivere un’intensa esperienza di incontro tra i popoli all’insegna del divertimento e dell’amicizia.
E della convivialità, termine che unisce l’amore per la condivisione e si fonda sul rispetto reciproco tra le persone. Anche la tutela dell’ambiente ha la sua parte dato che l’ostello è stato realizzato – quasi tutto – in materiale riciclato.

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Arrivano dalla Nigeria dopo un viaggio in cui affrontano pericoli di ogni genere. Una volta giunte a destinazione vengono obbligate a lavorare sulla strada come prostitute dalle stesse persone che le avevano convinte a partire promettendo loro il paradiso. L’Italia per loro è un inferno di sconosciuti che per pochi soldi le sfruttano sessualmente, lunghe attese in strada al gelo o sotto il sole, maltrattamenti e sofferenze.

Eppure stanno lì, continuano ad obbedire ai loro schiavisti per anni senza andare via, senza ribellarsi o denunciarli. Perché? Le prostitute africane che incontriamo quotidianamente sulla strada mentre andiamo e torniamo dal lavoro, provengono da alcune città sovrappopolate del sud della Nigeria, in particolare da Benin City.

Sono ragazze adescate da organizzazioni mafiose che hanno promesso alle loro famiglie guadagni facili in Europa, senza parlare delle condizioni in cui avrebbero lavorato. Sono state sottoposte ad un rituale juju, uno dei culti animisti del sud della Nigeria.

Davanti ad un sacerdote hanno dovuto giurare che non si sarebbero ribellate mai. Mai prima di restituire per intero una somma stabilita dalle stesse persone che le hanno condotte in Europa.

Recentemente però le cose sono cambiate e il sistema della tratta degli esseri umani è stato stravolto.

Il 9 Marzo 2018 l’Oba di Benin City, una massima autorità del culto animista che si pratica nella parte sud della Nigeria, ha sconfessato i riti fatti alle ragazze prima di partire. Ha maledetto chiunque continuerà a fare il rito juju con l’intento di rendere schiave queste ragazze che poi verranno portate in Italia.

Il documentario intitolato Che la maledizione sia dannata, è stato realizzato come progetto finale per il Corso di giornalismo web e d’inchiesta della Fondazione Lelio Basso di Via della Dogana Vecchia, Roma. E’ ancora in corso di realizzazione, dura circa 24 minuti, racconta i recenti cambiamenti avvenuti nell’ambito dello sfruttamento della prostituzione delle donne nigeriane sulle nostre strade. Spiega inoltre come i nostri servizi sociali e la politica provino a risanare la situazione e reintegrare le ragazze.

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